…that little dot in it

…that little dot in it

Posted On: April 11, 2003
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Tra 1995 e 1997 un eterogeneo gruppo di artisti avviò, sulle pagine della mailing list Nettime, una discussione che passerà alla storia come il net.art thread. La storia segue il suo corso, spesso del tutto indipendente dalla volontà di chi vi prende parte: così questi artisti, che per lo più non si identificavano con il termine al centro della discussione e che non si consideravano affatto un gruppo, vennero visti come un movimento omogeneo identificabile con l’etichetta di net.art. Un’arte ironica (anche verso se stessa), decostruttiva, anarchica, ennesima nipotina di Duchamp. Oggi, otto anni dopo e in piena net.art nostalghia (Bosma), una mostra organizzata dal Museet for Samtidskunst di Oslo tenta addirittura una ‘archeologia’ della net.art, presentando il ‘momento eroico’ dell’operare di Vuk Cosic, Alexei Shulgin, Olia Lialina, Heath Bunting e del duo Jodi.
La mostra, curata da Per Platou, offre nella sua versione online un interessantissimo saggio introduttivo di Josephine Bosma, che ironicamente propone le regole di base per la creazione di una stella della net.art mentre le stanze del museo ospitano, accanto alla solita oggettistica (t-shirt, etc.), un funereo cuscino violetto su cui riposa il mitico ‘dot’ ed un’installazione che consente di stamparsi il proprio catalogo, con tanto di codice ISBN. Così, un’operazione che a un primo sguardo potrebbe sembrare l’ennesimo, ormai innocuo episodio di istituzionalizzazione della net.art si rivela un riuscito omaggio al significato più vero di quel puntino posto tra i termini ‘rete’ e ‘arte’ (con la ‘a’ minuscola). Un puntino che irride l’arte e le ideologie della rete, che riduce l’arte all’estensione di un file inesistente e quindi intraducibile, che sbeffeggia sistema dell’arte e sistemi operativi. Senza risparmiare net.artisti, net.art e chiunque prenda la cosa troppo sul serio.

(domenico quaranta)

http://www.liveart.org/net.art/